Non tutta la Storia passa attraverso i libri o i reperti archeologici. Grazie ad un film del 1967 è oggi possibile vedere la Monterano di quasi 60 anni fa. La pellicola in questione è il western “Una colt in pugno al diavolo“, del regista Sergio Bergonzelli. Non proprio una pietra miliare del Cinema italiano ma sicuramente un pilastro della memoria visiva delle rovine dell’antica Monterano nella seconda metà degli anni 60.
Il film, infatti, è stato quasi interamente girato in quello che, dopo venti anni, sarebbe diventato il cuore della Riserva Naturale Regionale Monterano, anche se la storia narrata ufficialmente è ambientata in Messico.
Oltre ai fotogrammi che ci mostrano il convento di San Bonaventura (con delle improbabili strutture sulla facciata ed un contorno di mura “mobili”), il campanile di Santa Maria Assunta, il Castello e la zona di porta Cretella sono tre le curiosità che voglio evidenziare:
1) mio zio, Lidio Gasperini, non aveva proprio un parere positivo delle produzioni cinematografiche ospitate a Monterano. Spesso gli ho chiesto il perché di questo giudizio e la risposta era sempre la stessa “non hanno quasi mai avuto cura e rispetto del posto in cui giravano ed in particolare delle rovine”. In un fotogramma del film il significato di quanto mi diceva penso sia evidente a tutti: un attore è esattamente sopra le mura di San Bonaventura, in piedi e con il fucile! Non proprio il massimo per la tutela di un bene archeologico! Ma in paese non mancano foto di moto impennate sopra l’acquedotto o appunto di abitanti di Canale e Montevirginio arrampicati sopra i ruderi. A prescindere dal cinema, infatti, la consapevolezza che Monterano non fosse solo un insieme di “cocci” è una conquista che Canale ha fatto nel tempo. E credo che i principali fattori che abbiano spinto a questo “rivoluzionario” cambiamento siano principalmente due:
– gli studi di Lidio Gasperini che hanno dato sostanza alla storia del luogo e dell’intero comprensorio
– l’istituzione della Riserva Naturale Regionale Monterano, nel dicembre del 1988.
A riprova concreta che la cultura e la salvaguardia ambientale non sono solo chiacchiere vuote ma delle grandi opportunità per i territori che sanno coglierne il valore e, al contempo, sono capaci di costruirci sopra progetti di sviluppo. Tutto è perfettibile ma è evidente cosa questi due fattori abbiano prodotto nel tempo.
2) un fotogramma apparentemente non molto significativo mi ha particolarmente colpito: si vedono il convento di San Bonaventura ripreso dalla strada che costeggia le mura, in basso, e un “asfittico” ed “insignificante” alberello. Quello stesso scorcio oggi è divenuto una delle cartoline più suggestive del pianoro. L’albero, già all’epoca con il tronco piegato dal vento, è cresciuto ed è stato capace di aggiungere ulteriore poesia ad un paesaggio senza eguali.
3) nei titoli di coda ho trovato, infine, una piacevole sorpresa: “La filmEpoca 67ringrazia tutti i collaboratori: nonché le autorità comunali di Canale Monterano che hanno permesso la lavorazione nella loro preziosa zona storica.“. Erano altri tempi ma già qualcosa era stato avviato… il nostro tesoro storico, artistico, culturale, la radice passata del nostro futuro cominciavano davvero ad essere considerati come tali!
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