La prima ballerina dell’opera di Roma a Monterano

Leda Roffi a Monterano la tribuna illustrataAnno 1956: Leda Roffi, prima ballerina del Teatro dell’opera di Roma, è protagonista di un servizio fotografico tra le rovine dell’antica Monterano. Leda Roffi è stata l’unica ballerina italiana ad essere entrata nella compagnia di George Balanchine, coreografo e danzatore russo naturalizzato statunitense di etnia georgiana fra i più grandi del ventesimo secolo e tra i fondatori della tecnica del balletto classico negli Stati Uniti. Nella compagnia di Balanchine, la Roffi era solista ed era stata ribattezzata “il cigno bianco”. L’articolo venne pubblicato su “La Tribuna illustrata”  uno dei settimanali preferiti dagli italiani nella prima metà del 1900. Pubblicato a Roma per la prima volta nel gennaio del 1890, La Tribuna illustrata diventò l’unico rivale de “La domenica del Corriere” (pubblicato a Milano) che, dopo anni di contesa, vinse il duello delle copie vendute, portando di fatto e gradualmente alla chiusura della storica testata romana.

Il titolo dell’approfondimento si chiama “DANZA TRA I RUDERI” e questo è un estratto del testo trascritto:

“Ben poche immagini possono apparire più suggestive della figura di una ballerina che intreccia passi di danza fra i ruderi. Questa splendida visione ha realizzato, tra le antiche rovine di Monterano, Leda Roffi, prima ballerina del Teatro dell’Opera di Roma.
Monterano è un paese fantasma presso il lago di Bracciano: i suoi abitanti lo abbandonarono in massa dopo un bombardamento delle truppe napoleoniche che ne rese inabitabili le case. Le eriche sono ora le uniche compagne della mura smozzicate: la luna e il sole ricamano bizzarre merlettature attraverso le occhiaie vuote delle finestre.
Leda Roffi ha aperto la sua stagione autunnale di danze in questo singolarissimo scenario, campo libero per fantastiche immagini quale è apparsa la sua.
Nella sua vita Leda Roffi non ha conosciuto che la danza. Romana di Roma, a cinque anni apparve tanto agile e snodata alla sua maestra, che questa consigliò ai genitori di avviarla alla danza. Il che avvenne un paio d’anni dopo, ma soltanto per singolare combinazione. Leda ebbe il tifo e ne uscì scarna, così esile che i genitori pensarono di doverla rinforzare con la ginnastica. Fu allora che ricordarono il consiglio della maestra d’asilo. La bimba entrò nella scuola di danza dell’Opera e da allora non lasciò più né il “tutù” né il pavimento di legno dei palcoscenici. Si diplomò a pieni voti diventò prima ballerina a 16 anni. Ora ne ha 23 e da tre anni è sposata: ma non ha perduto nulla dell’esile grazia di fanciulla che grandi occhi castani illuminano.
(…) I coreografi la considerano una delle migliori danzatrici neoclassiche d’Europa.”

Metà anni ’60: ecco Monterano e il ponte di legno sul Mignone

film le due facce del dollaro 1967Uno dei tanti spaghetti western all’italiana, sicuramente non uno dei capolavori del cinema: sto parlando di “Le due facce del dollaro”, film uscito nel 1967 sotto la regia di Roberto Bianchi Montero, con Gabriella Giorgelli, Montyy Greenwood e Jacques Herlin.

Se la storia raccontata ed il girato non riescono certo a rimanere impresse nella mente degli spettatori, sicuramente, per noi, le inquadrature dell’antica Monterano e del vecchio ponte di legno sul Mignone significano molto. Continua a leggere

Canale Monterano 1962: quando si facevano sfide di poeti a braccio ED AL CINEMA SI PROIETTAVA PSYCO

nilo-cassi-cianca-ok-anni-80A volte la Storia si diverte ad unire gli opposti o meglio a mettere in contatto mondi diversi che difficilmente si sarebbero incontrati. Nel libro GUSTAW Herling e il suo mondo. La storia, il coraggio civile e la libertà di scrivere di Andrea F. De Carlo e Marta Herling edito nel luglio del 2022 dalla casa editrice Viella troviamo uno spaccato della vita del nostro paese di ormai 60 anni fa.
Ma vado con ordine: Gustaw Herling è considerato oggi uno dei più grandi scrittori polacchi del 1900. Divenne famoso per il suo libro “Inny świat. Zapiski sowieckie”, pubblicato in inglese nel 1951, con il titolo A World Apart: a Memoir of the Gulag. Il testo raccoglie le sue memorie dei due anni di internamento (dal 1940 al 1942) in un gulag sovietico. Dopo questa drammatica esperienza Herling visse a lungo in esilio in Italia, dove il suo percorso è stato segnato dall’incontro con Croce e dal sodalizio con Silone e Chiaromonte nella rivista «Tempo presente».
Ma cosa c’entra questo scrittore con il nostro paese? Continua a leggere

Monterano nel 1969 nel documentario di Fernando Cerchio dedicato alle “città che muoiono”

Anche le città muoiono” di Fernando Cerchio è questo il nome del documentario che ci mostra Monterano così come appariva nel 1969. I ruderi dell’antica Monterano erano quasi del tutto “mangiati” dalla vegetazione e a darle vita c’erano solamente asini, capre e maiali. Vedendo queste immagini subito ho pensato al nome che localmente le persone più anziane davano a Monterano: “Montaranaccio“, con senso dispregiativo.
Della località turistica odierna, cuore archeologico ed artistico della Riserva Naturale Regionale Monterano, non vi era traccia: “i pastori la sfruttano come un’immensa stalla e le bestie vi vivono da padroni” queste le parole utilizzate dalla voce narrante.

Fortunatamente nel video sono presenti anche delle figure umane: un uomo che si occupa degli animali e tre bambini che si divertono tra le rovine dell’antica città. Qualcuno di voi può aiutarmi a risalire ai loro nomi? Continua a leggere

Robert Powell a Monterano… e il dietro le quinte del film!

d'annunzioUn altro film entra a pieno titolo nel lungo elenco delle pellicole girate a Canale Monterano.

Oggi vi parlo del film “D’Annunzio” girato nel 1986 ed uscito nelle sale l’anno seguente sotto la regia di Sergio Nasca. Tra gli attori coinvolti troviamo Robert Powell, Stefania Sandrelli, Sonia Petrovna e Eva Grimaldi. Sergio Nasca, regista attivo soprattutto nella seconda metà degli anni ’70 e nella prima metà degli anni ’80, per questo suo lavoro aveva chiamato proprio colui che fu Cristo nel Gesù di Nazareth di Zeffirelli, Robert Powell, una piccola provocazione visto il ruolo di D’Annunzio che avrebbe dovuto ricoprire in questa occasione. Importante anche il ruolo di Stefania Sandrelli che però (almeno in questa occasione!) non girò alcuna scena nel nostro territorio, così come Eva Grimaldi. Continua a leggere

Monterano sul grande schermo a metà degli anni ’60: storia della trasformazione di un “insieme di cocci” in risorsa di sviluppo e conoscenza

Non tutta la Storia passa attraverso i libri o i reperti archeologici. Grazie ad un film del 1967 è oggi possibile vedere la Monterano di quasi 60 anni fa. La pellicola in questione è il western “Una colt in pugno al diavolo“, del regista Sergio Bergonzelli. Non proprio una pietra miliare del Cinema italiano ma sicuramente un pilastro della memoria visiva delle rovine dell’antica Monterano nella seconda metà degli anni 60.
Il film, infatti, è stato quasi interamente girato in quello che, dopo venti anni, sarebbe diventato il cuore della Riserva Naturale Regionale Monterano, anche se la storia narrata ufficialmente è ambientata in Messico.

Oltre ai fotogrammi che ci mostrano il convento di San Bonaventura (con delle improbabili strutture sulla facciata ed un contorno di mura “mobili”), il campanile di Santa Maria Assunta, il Castello e la zona di porta Cretella sono tre le curiosità che voglio evidenziare:

una colt in pugno al diavolo 101) mio zio, Lidio Gasperini, non aveva proprio un parere positivo delle produzioni cinematografiche ospitate a Monterano. Spesso gli ho chiesto il perché di questo giudizio e la risposta era sempre la stessa “non hanno quasi mai avuto cura e rispetto del posto in cui giravano ed in particolare delle rovine”. In un fotogramma del film il significato di quanto mi diceva penso sia evidente a tutti: un attore è esattamente sopra le mura di San Bonaventura, in piedi e con il fucile! Non proprio il massimo per la tutela di un bene archeologico! Ma in paese non mancano foto di moto impennate sopra l’acquedotto o appunto di abitanti di Canale e Montevirginio arrampicati sopra i ruderi. A prescindere dal cinema, infatti, la consapevolezza che Monterano non fosse solo un insieme di “cocci” è una conquista che Canale ha fatto nel tempo. E credo che i principali fattori che abbiano spinto a questo “rivoluzionario” cambiamento siano principalmente due:
– gli studi di Lidio Gasperini che hanno dato sostanza alla storia del luogo e dell’intero comprensorio
– l’istituzione della Riserva Naturale Regionale Monterano, nel dicembre del 1988.

A riprova concreta che la cultura e la salvaguardia ambientale non sono solo chiacchiere vuote ma delle grandi opportunità per i territori che sanno coglierne il valore e, al contempo, sono capaci di costruirci sopra progetti di sviluppo. Tutto è perfettibile ma è evidente cosa questi due fattori abbiano prodotto nel tempo.

MONTERANO 1967-ANNI 20002) un fotogramma apparentemente non molto significativo mi ha particolarmente colpito: si vedono il convento di San Bonaventura ripreso dalla strada che costeggia le mura, in basso, e un “asfittico” ed “insignificante” alberello. Quello stesso scorcio oggi è divenuto una delle cartoline più suggestive del pianoro. L’albero, già all’epoca con il tronco piegato dal vento, è cresciuto ed è stato capace di aggiungere ulteriore poesia ad un paesaggio senza eguali.

una colt in pugno al diavolo3)  nei titoli di coda ho trovato, infine, una piacevole sorpresa: “La filmEpoca 67ringrazia tutti i collaboratori: nonché le autorità comunali di Canale Monterano che hanno permesso la lavorazione nella loro preziosa zona storica.“. Erano altri tempi ma già qualcosa era stato avviato… il nostro tesoro storico, artistico, culturale, la radice passata del nostro futuro cominciavano davvero ad essere considerati come tali!

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Alberto Sordi e Mario Monicelli a spasso tra Canale e Manziana

Ci sono film belli e brutti e poi ci sono quelli memorabili che con il trascorrere del tempo non si dimenticano ma anzi sembrano ringiovanire e diventare ancora più attuali.
Uno di questi, specialmente per chi abita nel Lazio (ma non solo!), è sicuramente il Marchese del Grillo. Uscito nelle sale a dicembre del 1981, incassò in dodici mesi quasi 12 miliardi di lire e ottenne l’Orso d’argento per la regia al Festival di Berlino del 1982.
Ma il successo più grande a questa pellicola lo ha dato il tempo e i suoi protagonisti: Mario Monicelli dietro la cinepresa e Alberto Sordi davanti. E sono proprio loro ad essere ritratti in due “nuove” fotografie scattate sul set di quel film rimasto nell’immaginario di molti italiani. I due fermi immagine sono stati scattati rispettivamente a Monterano e alle Pietrische, fascia di territorio a cavallo tra i Comuni di Manziana e Tolfa. Continua a leggere

Anno 1876: il vino di Monterano “non lo pospongono a niun altro vino d’Italia”

vigna monteranoQuella che vi propongo in questo articolo è una “recensione”, come la chiameremmo oggi, del vino di Monterano risalente all’anno 1876 e contenuta nell’annale di viticoltura ed enologia d’Italia.
Che il vino monteranese fosse ottimo a metà del 1500 ce ne aveva già dato notizia Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, quando in un suo testo scrisse “Si porta all’alma Roma per terra da un castello così chiamato, distante da Roma una grande e grossa giornata. Questo è un castello antico di casa Orsini et vi è una grandissima selva domandata Lamantiana. Questo vino è tanto buono, che a volere narrare la sua propria bontà et scrivere assai, sarei troppo lungo et non potrei tanto scriverne et laudarlo, quanto più merita essere laudato. Tale vino credo certo, secondo il mio giudizio et la mia esperienza, non habbi pari bevanda in tutta Italia. (…) “Io non mi sazierei mai, né potrei dare tante lodi al detto vino, quanto è meritevole la bontà e perfettione sua, ma lascerò luogo all’esperienza, et al vino la sua bontà, per non affaticarmi a cosa impossibile”.
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Canale e Montevirginio nella guida del CAI del 1890

guida CAI ROMA 1890 Canale MonteranoLa “Guida della Provincia di Roma” del CAI (Club Alpino Italiano) scritta da Enrico Abbate e pubblicata nel 1890 continua a restituirci degli spaccati di vita della fine del 1800. Oltre al percorso di cui vi ho parlato nel precedente articolo, la Guida offre altri spunti, descrivendo in poche parole, come si addice ad un testo divulgativo, le peculiarità di Canale Monterano e Montevirginio e proponendo alcuni itinerari di pregio.

In quel tempo Canale Monterano contava 1270 abitanti (immagino, visti i dati del censimento dell’epoca, includendo anche la frazione di Montevirginio, anche se questo non viene direttamente specificato) e possedeva sul suo territorio un albergo intestato a Ravoni Angelo ed una trattoria intestata a Ceci Bartolomeo. Probabilmente, stando anche ad altri documenti dell’epoca di cui vi ho già parlato, le strutture dedicate alla ristorazione erano di più e sarebbe curioso conoscere il criterio con cui queste sono state scelte (decisione dell’autore o furono gli interessati ad aderire al progetto?!). Continua a leggere

Salutando Gigi Proietti…

Proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno, Gigi Proietti ha calato l’ultimo sipario sulla sua vita e sulla sua formidabile carriera. Attore, regista, cantante, doppiatore, direttore artistico, docente… un artista unico e davvero a tutto tondo, capace di entusiasmare un pubblico di tutte le età.

Non molti sanno che anche lui rientra nel novero di quegli attori che hanno girato delle pellicole nel nostro territorio. Nel 1970 è infatti impegnato nelle riprese del film di Monicelli “Brancaleone alle crociate”.
In quell’occasione, l’attore di punta era Vittorio Gassman ma lui con le sue tre parti aveva comunque lasciato il segno: interpretava infatti San Colombino, il dannato Pattume e la Morte.

A ricordare quei giorni, oggi ci sono le parole di Stefania Sandrelli, anche lei nel set di quel film memorabile: «Eravamo insieme in Brancaleone di Monicelli, davvero una vita fa, era il 1970. Lì su quel set, mi faceva ammazzare dalle risate. Lui aveva due ruoli, in uno c’ero anche io Pattume e Streghetta ossia Tiburzia da Pellocce, poi quando faceva l’altro, lo stilita Colombino, io assistevo alle riprese mi sedevo sulla sedia vicino Monicelli e mi godevo quel cinema. Quello fu il nostro primo incontro professionale ma fuori del set ci siamo frequentati tanto. Aveva verso di me un senso di protezione. Si andava a cena insieme in tanti amici e giù a ridere. Avrò visto 20 volte a teatro A me gli occhi. So di aver avuto un privilegio grande»

Come diceva San Colombino, purtroppo, “mala tempora currunt”